Lo scopo delle aziende, si sa, è quello di massimizzare il proprio profitto e ridurre i costi: in altri termini, diventare più efficienti. Un’efficienza che passa senz’ombra di dubbio anche dal miglioramento in ambito energetico e che, pertanto, necessita di essere sostenuta da politiche adeguate.
Di questo si è parlato al convegno “Energypolicy”, organizzato dalla Fondazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia (FIRE), la no-profit che si occupa di promuovere l’uso efficiente dell’energia e delle fonti rinnovabili nell’ottica della sostenibilità ambientale e della decarbonizzazione.
ENERPOLICY: tanti spunti dalla nuova conferenza FIRE. Il GSE sottolinea la pubblicazione dello Studio Osservazionale sui Certificati Bianchi pic.twitter.com/Jx2dhxr4Wo
— FIRE (@FIRE_ita) June 19, 2024
“Il settore industriale è un traino per tutti gli altri settori: la decarbonizzazione parte da qui – ha spiegato Dario Di Santo di FIRE – Usare meglio l’energia per le imprese è fondamentale, non solo per raggiungere l’obiettivo della decarbonizzazione, ma anche come strumento per ridurre le esternalità negative e aumentare il profitto. C’è un legame molto stretto tra efficientamento energetico e business, per questo servono politiche che sappiano aiutare le imprese ad andare in questa direzione”.
Il ruolo della legge: le norme per la transizione green
“La decarbonizzazione è la sfida più importante per l’umanità nel prossimo futuro – ha detto Claudio Palmieri di HERA – E non esiste nessun percorso di decarbonizzazione che non passi amento per il 30% dall’efficienza energetica: per questo il quadro regolatorio nazionale ed europeo sta adottando il principio ‘energy efficiency first’”.
Un esempio è la Direttiva europea sull’efficienze energetica entrata in vigore a ottobre 2023. Tale norma ha lo scopo di mettere in pratica gli obiettivi del Green Deal Europeo, ossia la riduzione delle emissioni di gas serra ad almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Si sottolinea poi il suddetto principio dell’efficienza energetica prima di tutto, evidenziando il ruolo esemplare del settore pubblico e dell’industria.
È fondamentale, in particolare, la trasparenza delle aziende nel comunicare e rendere accessibili i dati relativi ai propri progressi in campo green. La Direttiva, infatti, ha esteso l’obbligo di diagnosi energetica a cadenza quadriennale se i consumi sono superiori a 10 TJ annui nell’ultimo triennio e l’obbligo di implementare un Sistema di Gestione dell’Energia se i consumi sono superiori a 85 TJ annui nell’ultimo triennio.
Il meccanismo dei certificati bianchi
I certificati bianchi, detti anche titoli di efficienza energetica (TEE), certificano il risparmio energetico conseguito da vari soggetti realizzando specifici interventi. Questi strumenti implicano il riconoscimento di un contributo economico e quindi rappresentano un incentivo a ridurre il consumo energetico. In particolare, i TEE riguardano quattro tipi di interventi: il risparmio di energia elettrica, il risparmio di gas naturale e il risparmio di altri combustibili per autotrazione e non per autotrazione.
Gennaro Niglio del GSE, ente responsabile del rilascio i certificati bianchi, ha spiegato che il Gestore per promuovere e supportare il meccanismo dei TEE ha avviato una serie di iniziative: la pubblicazione di uno studio osservazionale, dei workshop formativi per la presentazione dei progetti, la revisione delle guide settoriali, uno sportello virtuale di supporto e la redazione di una banca dati.
“Abbiamo osservato una crescita dei certificati bianchi – ha detto Antonio Sclafani del MASE – Come ministero stiamo valutando un aggiornamento della misura con un meccanismo ad aste”.
Il futuro dell’efficienza energetica in Italia
“Il MASE sta lavorando per raggiungere gli obiettivi europei – ha aggiunto Sclafani – L’Italia deve arrivare a un consumo complessivo di energia di 74 megatep entro il 2030. Ma l’efficienza energetica, oltre a ridurre i consumi, incide anche sulle emissioni: le attività in ETS (enti del terzo settore) dovranno ridurre le proprie emissioni del 60% rispetto a quelle del 2005, e chi non è in ETS del 42,7%”.
Tuttavia, non sempre è possibile ridurre o azzerare del tutto le emissioni. Ed è qui che entrano in gioco i sistemi di cattura e stoccaggio: “Il ministero è impegnato ad adottare un testo unico per velocizzare la realizzazione di impianti per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione”, ha concluso Sclafani.
Fonte: Canale Energia