L’ETS nel trasporto marittimo non sta ottenendo i risultati sperati. Secondo un nuovo studio realizzato da Transport & Environment (T&E), l’associazione ambientalista europea indipendente, svolta su un campione di oltre 500 viaggi, provenienti da e diretti verso i principali porti europei. Dall’analisi emerge come le compagnie fatturano di più girando il costo degli ETS più un extraprofitto ai danni dei clienti.
Andando ben oltre un green washing ma realizzando un vero e proprio green benefit.
I governi dell’Europa meridionale hanno contrastato lo strumento temendo che potesse allontanare i traffici commerciali dai loro porti, a favore di scali come il Nord Africa. Lo studio invece dimostra il contrario mostrando anzi un extraprofitto delle compagnie.
Come le compagnie realizzano più introiti grazie all’ETS
L’indagine di T&E ha esaminato 565 viaggi di 80 navi diverse, 20 per ognuna delle quattro più grandi compagnie di navigazione europee: Maersk, MSC, CMA CGM e Hapag-Lloyd. Dallo studio si evidenzia come in quasi il 90% dei viaggi le compagnie di navigazione abbiano addebitato ai clienti costi più elevati rispetto a quelli da esse sostenuti per adeguarsi al sistema ETS dell’UE.
“I colossi del trasporto marittimo stanno sfruttando le misure ambientali per il loro tornaconto, addebitando al cliente un sovraprezzo addirittura superiore a quanto devono sostenere per adeguarsi all’ETS. È paradossale che una misura di compensazione per i danni che si arrecano al clima diventi occasione di extra profitto.” ha dichiarato in una nota Carlo Tritto, responsabile delle politiche di T&E Italia. “Tutti i governi del Sud Europa, tra cui quello italiano, che hanno sollevato dure contestazioni all’estensione dell’ETS al trasporto via mare, temendo di vedere i moli dei propri porti desertificati, hanno sbagliato clamorosamente. A oggi la realtà dimostra che le compagnie navali stanno traendo enormi benefici da questa misura.“
Il peggiore esempio è di una azienda danese la Maersk sembra dall’analisi che realizzerà più di 300.000 euro di extra profitti per un singolo viaggio.
Lo studio di T&E stima che i profitti medi generati da questa strategia si aggirino per Maersk intorno ai 60.000 euro per tratta, a seguire MSC con 25.000 euro, Hapag Lloyd con 23.000 euro e CMA CGM con 14.000 euro.
Il tutto invece non comporterebbe che un aumento di pochi centesimi sul costo delle merci.
“Le economie di scala garantiscono alla logistica via mare la capacità di assorbire facilmente ogni turbolenza nei costi delle loro attività. Quello determinatosi nel Mar Rosso è praticamente il peggiore scenario possibile, ma il commercio globale non ne ha risentito. Il peso finanziario dell’ETS in confronto è poca cosa” commenta Tritto che conclude come: “Il costo dei crediti di CO2 non è un ostacolo alla decarbonizzazione del trasporto marittimo, dal momento che anche le misure ambientali più ambiziose aggiungerebbero solo centesimi al costo della maggior parte dei beni di consumo.”
Il ruolo dei carburanti green
L’analisi di T&E evidenzia inoltre una possibile relazione tra questi comportamenti degenerativi delle compagnie con progettazione di carburanti green. Difatti proprio la Maersk è tra le compagnie con maggiore impegno nelle strategie di produzione di carburanti green alternativi. E’ dello scorso anno il lancio della prima nave portacontainer al mondo alimentata da metanolo sostenibile. Inoltre recentemente ha annunciato obiettivi di decarbonizzazione in linea con gli obiettivi climatici indicati dalla scienza. Viene da chiedersi se questi extraprofitti non siano quindi devoluti verso l’impegno in nuovi investimenti green.
ETS nel trasporto marittimo come funziona
L’ETS per il trasporto marittimo è entrato in vigore il 1° gennaio di quest’anno. Allo stesso tempo, a partire da questa data le compagnie di navigazione hanno applicato un “sovrapprezzo ETS” al cliente.
La Direttiva UE prevede un’entrata in vigore graduale del meccanismo di tassazione: nel 2024, le navi dovranno pagare infatti solo il 40% delle loro emissioni, passando al 70% nel 2025 e arrivando al 100% solo nel 2026.
Fonte: Canale Energia