Il settore agricolo propone una revisione del calcolo delle emissioni

La presentazione del libro “Meats And Cured Meats: The New Frontiers of Sustainability”

Il settore zootecnico guarda alla sfida ambientale europea ponendosi anche come elemento di cattura della CO2 come spiega Giuseppe Pulina, professore di Etica e Sostenibilità degli Allevamenti all’Università di Sassari e presidente di Carni Sostenibili. Durante l’evento di presentazione del libro “Meats And Cured Meats: The New Frontiers of Sustainability”, scritto dagli autori Elisabetta Bernardi, Ettore Capri e Giuseppe Pulina,edito, in formato open access, da Franco Angeli.

Come il settore agricolo zootecnico può andare in negativo con le emissioni di CO2

“L’intero comparto agricolo in Europa ha ridotto le proprie emissioni di oltre il 18% tra il 1990 e il 2021” sottolinea Pulina. Nel complesso il comparto rappresenta il 38,5% dell’intero settore agricolo per un valore di 206 miliardi di euro con circa 4 milioni di addetti. “Ma vi è di più” – aggiunge il professore – “in questi anni la comunità scientifica e le istituzioni hanno evidenziato la necessità di sviluppare nuove metriche per calcolare le emissioni, capaci di tenere in considerazione la tipologia di gas climalteranti e della loro permanenza in atmosfera”. Già nel 1990 l’IPCC affermava che tutte le metriche fino ad allora utilizzate presentavano limitazioni e incertezze.

“Così ricalcolate, le emissioni dell’intero settore agricolo europeo peserebbero non l’11,8% (o il 4,6% se compensate dai riassorbimenti) del totale, ma diventerebbero addirittura negative”.

Uno studio realizzato da ricercatori di Oxford e pubblicato su Nature cerca di effettuare questo conteggio “valutando la differenza in termini di azione sul riscaldamento globale tra gli inquinanti climatici a vita breve, quale il metano, e gli inquinanti climatici a vita lunga, quale l’anidride carbonica”, spiega Pulina, sottolineando che “le nuove metriche tengono conto di questa differenza e in particolare di quanto un gas permane in atmosfera, una differenza sostanziale se consideriamo che il metano ha una emivita di circa 10 anni, mentre l’anidride carbonica permane in atmosfera per circa mille anni”.

La best practice italiana in Europa

L’Italia vanta il primato di essere il 4° produttore al mondo di biogas e secondo in Europa dopo la Germania. In questa direzione vanno le attività di Carbon Farming. Quelle realtà cioè che fanno produzione alimentare e sequestro di CO2. Si tratta di “un processo naturale ecosistemico che l’allevamento del bestiame intensifica grazie al ruolo primario svolto dalla produzione di sostanza organica da destinarsi al suolo secondo un principio di economia circolare delle risorse e lo sviluppo di comunità energetiche sui territori” spiega Ettore Capri, professore di Chimica agraria presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Fonte: Canale Energia 

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